Col termine di impianto Biovoltaico intendo definire un impianto a biogas, che, in una logica di energia circolare, funziona esclusivamente senza l’utilizzo di biomasse vegetali, ma solo con reflui zootecnici, preferibilmente provenienti da allevamenti di vacche da latte. E’ quindi un piccolo impianto con una potenza cogenerativa difficilmente superiore a 100 kWe e che di fatto funziona in modo del tutto automatizzato. Il termine biovoltaico infatti riprende idealmente due concetti precisi delle energie rinnovabili. Quello del fotovoltaico, che tramite l’energia solare (Photos) produce energia elettrica (Volt), in maniera del tutto passiva e senza intervento dell’uomo. Nel caso invece del biovoltaico, l’energia si produce dalla parziale trasformazione di materiale organico biologico (Bio) a gas e successiva trasformazione in energia tramite un motore a scoppio (cogeneratore). Anche in questo caso il flusso di energia (potenziale) fluisce senza l’intervento umano, dal liquame depositato in una vasca adiacente all’allevamento fino alla produzione di energia elettrica e calore.
Impianto Biovoltaico, il modello perfetto di economia circolare
Con il biogas si semplifica l’uso dei reflui zootecnici
Il 27 novembre è stato approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni lo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e sull’utilizzazione agronomica del digestato prodotto dagli impianti di digestione anaerobica. Il decreto attua finalmente l’articolo 52 del “Dl Crescita” (Dl 83/2012) e definisce le caratteristiche e le modalità d’impiego del digestato, equiparandolo ai concimi chimici, nonché le modalità di classificazione delle operazioni dalla disidratazione alla essiccatura. Un altro passo nella giusta direzione per il riconoscimento del digestato quale ottimale concime organico in sostituzione dei concimi chimici (di origine petrolifera…..). Il Comunicato congiunto è frutto di un’approfondita istruttoria, a cui hanno preso parte le Regioni, i Ministeri dell’Ambiente e della Salute e le Associazioni di categoria e conferma quanto già indicato nella normativa dell’agosto 2012. Con esso si guarda al futuro dell’agricoltura in un contesto di rafforzamento della sostenibilità ambientale delle produzioni agricole e alla diversificazione di tipo energetico-rinnovabile delle attività.