Ricordate l’ultima puntata di Anno zero di Santoro, quella in cui si sono messe in luce le scomode verità del latte e dei formaggi industriali ai danni di un modo contadino destinato a sparire. Nessuno ha parlato del latte crudo, eppure pareva che aleggiasse ovunque e potesse spuntare fuori in ogni discorso, come esempio di virtù, di salubrità e di bontà. Il nome latte crudo probabilmente è stato evitato di proposito, proprio perché consci delle potenziali e inevitabili ritorsioni, che nonostante tutto non si sono fatte poi attendere. Dall’Ansa, quella che si vanta essere la principale agenzia di stampa nazionale, dove “affidabilità, completezza e indipendenza sono da sempre e ancora oggi i valori ”, uno si aspetta delle notizie imparziali, oggettive, fino a mai scarne, ma sicure. Ebbene leggete cosa hanno scritto: “Mozzarelle blu: si indaga su latte crudo”. Ora, cosa c’entra il latte crudo con la questione delle mozzarelle che si tingono di blu, questo sembrerebbe un mistero e quelli dell’Ansa dovrebbero avere la bontà di chiarirlo. La campagna 2010 contro il latte crudo coinvolge attivamente anche La Stampa di Torino, che rincara la dose, titolando: “Dopo le mozzarelle il latte crudo”. Si tira in ballo un magistrato, Raffaele Guariniello, il quale, il condizionale è d’obbligo, vista la totale inaffidabilità delle fonti, avrebbe aperto un filone d’indagine sul latte crudo, perché sarebbe stato trovato un batterio nel latte venduto da un singolo distributore in provincia di Torino. Notizia fresca, anzi così fresca, che…è vecchia dell’ottobre scorso: “ Anche la procura, a ottobre, ha aperto – su ordine del pm Raffaele Guariniello – un’inchiesta”, così scriveva lo stesso giornale La Stampa nel febbraio scorso. L’assurdo o, per meglio dire, il criminale, è mettere in relazione un provvedimento di salvaguardia del consumatore, mediante il sequestro in tutta Italia di 70.000 mozzarelle, con la presunta denuncia nei confronti di un produttore di latte crudo che ha venduto probabilmente non più di 100 litri giornalieri. Queste pseudo-notizie fanno eco alla campagna diffamatoria messa in atto a fine 2008 da “ignoti interessati”, nella quale la stampa in generale si è dimostrata molto solerte a diffondere notizie contro il latte crudo, che poi si rivelarono del tutto infondate. Per fino il Ministero della Salute si mosse con uno zelo da paese Svizzero (ndr in soli 3 giorni lavorativi) emanando una frettolosa ordinanza, che ha imposto la bollitura per il latte crudo, sulla base di 9 presunti casi di tossinfezione alimentare, i quali successivamente furono smentiti ufficialmente ad esempio dalla Regione Lombardia e dall’ASL di Rimini. Perché tutto questo accanimento? La risposta è semplice, basta osservare a chi può dare fastidio il latte crudo e ancor più complessivamente, il fenomeno stesso di più vasta portata creato dalla vendita diretta dei prodotti agricoli. Un esempio chiarificatore per tutti: Il prezzo del latte pagato al produttore nel lontano 1985 corrispondeva in Euro a 26 centesimi al litro, mentre al consumatore era venduto a 56 centesimi, con un rapporto di circa uno a due. Oggi, dicono le statistiche, in Lombardia il latte è pagato al produttore circa 33 centesimi, mentre il consumatore lo paga Euro 1,50. Il ragionamento è molto semplice, mantenendo lo stesso rapporto di 35 anni orsono, e non c’è nessun motivo perché non debba essere così, il latte oggi dovrebbe essere pagato al produttore ben 70 centesimi e non la miseria di oggi. Allora è evidente che, un latte crudo venduto dall’allevatore stesso direttamente al consumatore finale ad un solo Euro rappresenti un grave pericolo commerciale per coloro che da sempre hanno imposto il prezzo del latte fino ad oggi. Interessi, solo interessi, ecco spiegata la “pericolosità di bere latte crudo”. Per fortuna oggi ci sono ancora fonti di notizie sufficientemente oneste e non di parte, tra le quali soprattutto Internet, per mezzo delle quali è possibile informarsi mediante una pluralità di voci, caratteristica che oggi pare essere scomparsa nel mondo dell’informazione italiano.
Fausto Cavalli