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Economia circolare, dagli scarti caseari alla plastica biodegradabile

Con un prezzo del latte in caduta libera, urgono idee e nuovi approcci. Il principio dell’economia circolare ne offre alcuni di grande interesse, come quello di realizzare una plastica biodegradabile a partire dal latte di vacca. L’idea iniziale è venuta a Tessa Silva-Dawson, studentessa di design al Royal College of Art di Londra. Il nuovo materiale è un prodotto di crescente interesse, spiega la designer, se si pensa a come il prezzo del latte sia precipitato sotto quello dell’acqua in bottiglia. Proporre l’applicazione di questa materia per prodotti diversi da quello alimentare potrebbe promuovere l’industria lattiero-casearia. Inoltre, il siero di latte,cioè lo scarto della lavorazione del latte in formaggi, spesso viene sprecato in grande quantità. Con lo sviluppo di quest’idea non si aumenterebbe la produzione del latte, ma si riutilizzerebbe una materia comunemente sprecata, ma ampiamente disponibile”. Presto fatto: anche l’Italia non è da meno con il progetto BIOCOSÌ. Sviluppato dall’ENEA in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant, Biocosì (tecnologie e processi innovativi per la produzione di imballaggi 100% BIOdegradabili e COmpostabili per un’industria Sostenibile, economica/circolare ed Intelligente) trasformerà in 18 mesi i rifiuti caseari in risorse, ridisegnando il packaging in chiave sostenibile e introducendo materiali biodegradabili nelle linee produttive.

Il progetto presenta una doppia valenza innovativa: da un lato, il processo di separazione a membrana, sviluppato nel Centro Ricerche di Brindisi dell’ENEA finalizzato al frazionamento del siero di latte con il recupero differenziato di tutte le componenti (sieroproteine/peptidi, lattosio e sali minerali e acqua ultrapura); dall’altro, la collaborazione EggPlant-ENEA per la produzione di bioplastica biodegradabile e bioderivata dal lattosio estratto dai reflui, che consente la totale ed innovativa valorizzazione dei rifiuti della filiera agro-alimentare. I benefici stanno nella riduzione degli inquinanti dell’industria casearia e nella possibile sostituzione della plastica. “Questa innovazione ispirata ai principi dell’economia circolare con l’obiettivo ‘zero rifiuti a fine processo’, sottolinea Valerio Miceli della Divisione Biotecnologie e agroindustria dell’ENEA,  risponde non solo ad esigenze di natura etica e ambientale ma anche economiche, legate ai costi elevati dello smaltimento dei reflui caseari. Consente inoltre di tagliare di circa il 23% il costo unitario di produzione del biopolimero. Questa proposta può rappresentare anche una fonte di ricchezza integrativa in termini di redditività per le stesse aziende casearie, per gli stakeholder operanti in filiera e per le PMI innovative che mirano ad aumentare la competitività del territorio diversificando l’offerta di prodotto”. Sviluppato nell’ambito del bando della Regione Puglia INNONETWORK e finanziato con 1,4 milioni di euro dal Programma Operativo Regionale POR-FESR 2014-2020, il progetto BIOCOSÌ vede tra i partner anche l’Università di Bari e le aziende CSQA, RL Engineering, Caseificio Colli Pugliesi, Compost Natura e la Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca MICROTRONIC, coordinata dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR.

No allo spreco di cibo, quindi, di materiali e di energia, ma rifiuti che diventano risorse, cioè bioplastica per imballaggi e packaging per la conservazione degli alimenti, come vaschette per i formaggi o bottiglie per il latte, 100% biodegradabili e compostabili. Utilizzare plastiche biodegradabili e compostabili può costituire, quindi, anche un elemento di competitività, in un momento storico in cui la domanda è in aumento. Si pensi che se ad oggi, le bioplastiche rappresentano solo circa l’1% delle plastiche prodotte ogni anno in Europa (circa 300 milioni di tonnellate), secondo gli ultimi dati di mercato raccolti da European Bioplastics, associazione europea della filiera delle bioplastiche, la capacità di produzione mondiale delle bioplastiche è destinata a crescere di circa il 50% nel medio termine, passando da circa 4,2 milioni di tonnellate del 2016 a 6,1 milioni di tonnellate nel 2021. Questi incrementi sarebbero importanti anche per l’industria italiana delle bioplastiche che nel 2015, secondo uno studio commissionato da Assobioplastiche a Plastic Consult, ha registrato un aumento del 25% dei manufatti prodotti e un fatturato di 475 milioni di euro (+10%).

Economia circolare quindi, come importante fattore di sviluppo del mondo agricolo/zootecnico in chiave ambientale. Una sfida che gli stessi agricoltori devono comprendere appieno per cogliere nuove opportunità richieste dal mercato prossimo venturo.

Fausto Cavalli

Economia Circolare e Ambiente

Packaging biodegradabile da reflui caseari

Agronomo esperto di agricoltura, energie rinnovabili, economia e politica