L’agricoltura è considerata un’emettitrice netta di gas serra (GHG), ma sequestra enormi quantità di carbonio nel suolo, nei substrati bioenergetici e nei prodotti alimentari. Il sistema di contabilità globale per l’impatto climatico basato sulla metodologia di valutazione del ciclo di vita (LCA) tiene conto solo delle emissioni e non dell’assorbimento di carbonio, portando alla conclusione che le attività agricole dovrebbero diminuire per mitigare il cambiamento climatico. Questo studio ha considerato un sistema contabile alternativo, il Carbon Capture LCA (CC-LCA), che attribuisce un valore al sequestro del carbonio nei prodotti agricoli.
Valorizzare la cattura del carbonio nella produzione agricola zootecnica
I ruolo dei combustibili fossili nello sviluppo dell’Umanità
L’uso del carbone, del petrolio e del gas da parte dell’umanità è una cosa meravigliosa. Pensiero contro-corrente
COMBUSTIBILE FOSSILE. Non ci sono due parole che evocano maggior disgusto nel 21° secolo. Gli attivisti ecologisti parlano di combustibili fossili con gli stessi toni paurosi e diffamatori che i cristiani medievali usarono quando parlavano delle streghe e di Belzebù. ‘Tienili nel terreno!’, gridano gli ambientalisti, convinti che l’estrazione di carbone, petrolio e gas e la combustione di questi combustibili abbia spinto il nostro pianeta in un inferno dantesco. L’equazione è assai semplice, o, per meglio dire, sempliciotta: combustibili fossili = + CO2 nell’aria = fine (certa) dell’Umanità tra pochi anni. “Non c’è più tempo” gridano con coro unanime quelli del culto della morte di Extinction Rebellion. Questi fossili dissotterrati stanno “alimentando l’apocalisse”, incalzano gli accademici .
La bufala dei 15000 litri di acqua per kg di carne bovina
Oggi, come tanti italiani, abbiamo bevuto l’urina di Giulio Cesare! Si stima che il famoso condottiero romano, nei suoi 63 anni di vita, ha eliminato oltre trenta tonnellate di urina, quasi tutte finite teoricamente nel bacino del Mediterraneo. Qui, secondo alcuni studi, il ciclo di rimescolamento delle molecole dell’acqua si completa ogni duemila anni. Ecco spiegato l’incipit iniziale. In teoria in ogni litro d’acqua del Mediterraneo, e perché no, anche in quella che beviamo, è teoricamente presente qualche molecola dell’acqua contenuta nelle urine di Giulio Cesare. Si, perché l’acqua non si consuma, ma si ricicla e si riutilizza in un ciclo, di fatto, infinito. Pertanto l’acqua che cade ad esempio su un pascolo è usata prima dalle erbe per crescere, poi attraverso queste passa agli animali che pascolano e che la restituiscono con le feci e le urine, che concimano il terreno, in un rinnovato ciclo della stessa acqua. E’ di fatto un approccio discutibile quello di confondere i diversi passaggi di quest’acqua annoverandoli tutti sotto la voce “consumo” e sommando tra loro le diverse fasi del ciclo dell’acqua in un dato ecosistema. Inoltre, ragionando di acqua, è utile distinguerla secondo queste diverse tipologie: l’acqua blu delle falde e dei corpi idrici, acqua verde piovana e/o traspirata dal terreno durante la crescita delle colture e acqua grigia necessaria per diluire e depurare gli scarichi idrici di trasformazione.
Report, Bresaola, allevamenti intensivi e gli Zebù (che non sono Zebre)
Nella recente trasmissione di Report, Siamo nella ca…, si è parlato degli allevamenti intensivi in pianura Padana, indicandoli come i principali responsabili dell’inquinamento e della diffusione del COVID19. Ci hanno anche raccontato del “problema” Bresaola, una produzione caratteristica IGP Italiana, della Valtellina, notoriamente fatta con carne di Zebù importata dal Brasile. Quale relazione c’è tra le due denunce?
PM10 e COVID19, ALLA RICERCA DEL CAPRO ESPIATORIO
Certo che i media sono incredibili: hanno la capacità in un attimo, nel bene o nel male di diffondere “verità” indiscutibili, ma spesso con metodiche opache. Prendi ad esempio l’ultima questione posta all’attenzione dell’opinione pubblica: la presunta correlazione tra infezione COVID19, il particolato atmosferico PM10 e gli allevamenti in pianura Padana. E’ stato facile creare un nesso di causa effetto, dove l’allevamento è il “capro espiatorio”, cioè la clamorosa causa della pandemia in Italia. E’ facile altrettanto fare ipotesi altisonanti, ammantate da una qualche firma autorevole di professori universitari e qualche medico e il gioco è fatto. Il colpevole è servito sul programma di grande tiratura come Report di ieri sera (13/04/20), che si appoggia come fonte scientifica su un recente studio pubblicato da Società Italiana medicina per l’ambiente. Prima di fare considerazioni sull’opportunità o meno di queste ipotesi, è senza dubbio giusto provare a verificare la fondatezza dello studio e della tesi. Se fosse vero, di fronte ad una pandemia tale, non sarebbe giustificato alcun tentennamento. Ma se fosse tutta una montatura, risulterebbe anche criminale.
UN MONDO SEMPRE PIÙ VERDE
Il Mondo sta diventando sempre più verde e da almeno 20 anni! Nessuno lo dice però e quando fonti autorevoli lo segnalano, non fa notizia perchè non va “nella direzione giusta” dell’attuale narrativa…..
I dati satellitari mostrano una crescente area fogliare della vegetazione a causa di fattori diretti (gestione dell’uso del suolo umano) e fattori indiretti (come i cambiamenti climatici, la fertilizzazione con CO 2 , la deposizione di azoto e il recupero da disturbi naturali). Tra questi, i cambiamenti climatici e la CO 2 gli effetti della fertilizzazione sembrano essere i driver dominanti.
A Brescia si muore di mal d’aria (parte 2a)
Lo strano andamento del pericoloso particolato PM10 nell’aria di Brescia
In questo ulteriore articolo sulla qualità dell’aria di Brescia intendo proporre alcune spiegazioni circa l’andamento della concentrazione di particolato PM10 misurato durante gli ultimi anni. Come detto nel precedente articolo di marzo, l’anno 2017 chiude con un numero di giorni fuori limite quasi pari al 2008 (l’aria non è cambiata). Quello che è importante sottolineare risulta essere la differenza significativa della concentrazione media di questi inquinanti misurata tra il semestre estivo e quello invernale, con una maggiore concentrazione nel periodo invernale rispetto a quello estivo. Questo è già un primo dato che deve fare riflettere e le cui cause sono da cercare in alcuni fattori forzanti.
Soresina ricicla la plastica
Buoni sconto di latte per chi contribuisce a mantenere pulito il Pianeta
Lo sfruttamento consapevole delle risorse e la lotta agli sprechi rivestono un’importanza sempre maggiore per garantire la protezione e la conservazione dell’ambiente. In questo modo, la raccolta differenziata degli imballaggi di plastica è argomento sempre di stretta attualità, proprio perché è in grado di coinvolgerci in prima persona e nel nostro quotidiano. Con l’iniziativa “Riciclare ti premia”, un progetto di educazione civica promosso dal Comune di Soresina, in collaborazione con ASPM (Azienda Servizi Pubblici Municipalizzati), si sono coinvolti i cittadini a compiere un’azione etica ed utile. Si sono resi protagonisti consapevoli di un ciclo virtuoso, basato sul riciclo dei rifiuti, con l’obiettivo di incrementare la raccolta differenziata ed avere una città più pulita. A seguito del progetto nel settembre del 2017 è stata installata dall’Amministrazione comunale una macchina automatizzata per la raccolta e la compattazione delle bottiglie di plastica presso i giardini di Via Marconi, di fronte al municipio di Soresina. Se da una parte è doveroso agire per contribuire al meglio a progetti di questo tipo, non sempre a tale dovere corrisponde un vantaggio economico. Lo scopo di questa operazione invece è proprio quello di premiare le persone che si impegnano attivamente per questo fine.
A Brescia si muore di mal d’aria
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività”. L’ordinamento giuridico conferisce all’Amministrazione locale ed in particolare al Sindaco, compiti d’intervento di tutela della salute pubblica e della salubrità dell’ambiente; quindi egli risulta il “garante” della salute dei cittadini . Così almeno dovrebbe essere, purtroppo parrebbe non a Brescia. La conferma di questa responsabilità dimenticata viene dai recenti richiami espressi dall’Unione Europea al Governo italiano, proprio in merito alla qualità dell’aria gravante sulla Pianura Padana, una vera e doverosa bacchettata per non aver intrapreso misure significative per ridurre l’inquinamento da particolato (polveri sottili PM10 e PM2,5 e ultrasottili <1 µm). Il D. Lgs 155/2010 fissa al riguardo un limite massimo di concentrazione giornaliero delle PM10 nell’aria pari a 50 microgrammi per metro cubo (µg/m³) per non più di 35 giorni all’anno, con una media annua di non oltre 40 µg/m³. Ma come sta l’aria bresciana? Pare non molto bene, anzi è ammalata cronica.
Economia circolare, dagli scarti caseari alla plastica biodegradabile
Con un prezzo del latte in caduta libera, urgono idee e nuovi approcci. Il principio dell’economia circolare ne offre alcuni di grande interesse, come quello di realizzare una plastica biodegradabile a partire dal latte di vacca. L’idea iniziale è venuta a Tessa Silva-Dawson, studentessa di design al Royal College of Art di Londra. Il nuovo materiale è un prodotto di crescente interesse, spiega la designer, se si pensa a come il prezzo del latte sia precipitato sotto quello dell’acqua in bottiglia. Proporre l’applicazione di questa materia per prodotti diversi da quello alimentare potrebbe promuovere l’industria lattiero-casearia. Inoltre, il siero di latte,cioè lo scarto della lavorazione del latte in formaggi, spesso viene sprecato in grande quantità. Con lo sviluppo di quest’idea non si aumenterebbe la produzione del latte, ma si riutilizzerebbe una materia comunemente sprecata, ma ampiamente disponibile”. Presto fatto: anche l’Italia non è da meno con il progetto BIOCOSÌ. Sviluppato dall’ENEA in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant, Biocosì (tecnologie e processi innovativi per la produzione di imballaggi 100% BIOdegradabili e COmpostabili per un’industria Sostenibile, economica/circolare ed Intelligente) trasformerà in 18 mesi i rifiuti caseari in risorse, ridisegnando il packaging in chiave sostenibile e introducendo materiali biodegradabili nelle linee produttive.