Valorizzare la cattura del carbonio nella produzione agricola zootecnica

L’agricoltura è considerata un’emettitrice netta di gas serra (GHG), ma sequestra enormi quantità di carbonio nel suolo, nei substrati bioenergetici e nei prodotti alimentari. Il sistema di contabilità globale per l’impatto climatico basato sulla metodologia di valutazione del ciclo di vita (LCA) tiene conto solo delle emissioni e non dell’assorbimento di carbonio, portando alla conclusione che le attività agricole dovrebbero diminuire per mitigare il cambiamento climatico. Questo studio ha considerato un sistema contabile alternativo, il Carbon Capture LCA (CC-LCA), che attribuisce un valore al sequestro del carbonio nei prodotti agricoli.

Per il Washington Post i cambiamenti climatici “riducono i raccolti agricoli”, ma in realtà succede il contrario

Il 18 settembre il Washington Post ha pubblicato un articolo dal titolo: “ Il cambiamento climatico sta distruggendo la produzione agricola. Con un piccolo aiuto, gli agricoltori possono aggiustarlo “. In realtà, i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti mostrano che i raccolti stanno stabilendo nuovi record quasi ogni anno, mentre la Terra continua il suo modesto riscaldamento. L’unica cosa che è distrutta risulta essere la verità a spese del Washington Post .

Allevamento, agricoltura e cambiamenti climatici

Un’ondata di protesta soffia sull’Europa. Gli agricoltori rivendicano il proprio ruolo essenziale nella produzione del cibo e, soprattutto, reclamano rispetto. Non vogliono più essere additati come inquinatori e principali colpevoli dei cambiamenti climatici e al contempo essere relegati ai margini della società, con una redditività per di più spesso inaccettabile. Ieri a Dublino gli agricoltori per il secondo giorno consecutivo hanno chiuso con i trattori alcune strade del centro, per protestare contro i bassi prezzi delle carni bovine e le iniziative sul cambiamento climatico che secondo loro sono ingiuste (Reuters.com). “È l’unica cosa che possiamo fare, se non lo facciamo non ci saremo più. Non possiamo continuare a produrre cibo al di sotto dei costi di produzione e non possiamo continuare ad essere incolpati dei cambiamenti climatici”. Questa è una delle frasi più ricorrenti, ma analoghi ragionamenti e proteste sono avvenute di recente in altri paesi europei, come in Olanda e Germania.

L’umanità morirà di caldo e di fame. Oppure no

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha rilasciato una decina di giorni fa un report secondo il quale il 2014 sarebbe stato l’anno più caldo di sempre, ovvero, in maniera più appropriata, quello in cui la temperatura media del pianeta è stata più alta da quando si fanno misure oggettive e da quando si suppone di disporre di serie storiche sufficientemente affidabili. Si tratta di un concetto di ‘sempre’ come comprenderete piuttosto relativo, così come molto relativa è la robustezza scientifica di una classifica che vede gli anni separati da centesimi o millesimi di grado quando l’errore della misura è un ordine di grandezza superiore. Per cui, pur essendo palese il fatto che di crescita delle temperature statisticamente misurabile non si possa parlare più da oltre tre lustri, quello che stiamo vivendo è un periodo che le osservazioni della temperatura superficiale identificano come più caldo rispetto a metà ottocento. Un Global Warming che dovrebbe proseguire, almeno secondo i modelli climatici, sebbene si tratti degli stessi modelli che non hanno previsto che l’aumento delle temperature avrebbe subito una battuta d’arresto su cui si è inoltre attivato un acceso dibattito scientifico. A causa di questo caldo sempre crescente, fanno sapere dei ricercatori che hanno recentemente pubblicato un lavoro su Nature Climate Change, dovrebbe arrivare anche un serio impatto sulla produzione globale di cereali, su cui pende la stima di un calo del 6% per ogni grado centigrado di temperatura che il pianeta dovrebbe subire.

La grande bufala del riscaldamento globale di origine antropica

Entro pochi giorni termina l’anno 2014 e già i giornali parlano di anno record in quanto a caldo. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), foro scientifico formato dalle Nazioni Unite e l’Organizzazione meteorologica mondiale, che avrebbe lo scopo di studiare il riscaldamento globale, non si stanca di sbandierare la nostra prossima fine ventura. Visioni apocalittiche del tipo: il mondo sommerso dalle acque di scioglimento dei ghiacci, carestie, alluvioni, insomma un clima impazzito. Certo che, come al solito, i media italiani, che non brillano certo di capacità critica, riportano supinamente tutte queste visioni ed oramai, pare che tutti siano completamente d’accordo.  Gli scienziati pare che siano tutti certi nel ritenere probabile al 95% che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo. Quindi fine della discussione! O forse no.