Gli Italiani mangiano troppa carne?

In 60 anni triplicato il consumo di carne in Italia. 80 chili a persona ogni anno greenreport.it

«In Italia si mangia troppa carne» Corriere.it

Le carni rosse fanno male alla salute? AIRC

«..l’industria del bestiame è responsabile, da sola, di più emissioni dannose di quelle prodotte dal settore trasporti» Legambiente

Da anni si legge di tutto e di peggio sui principali Media italiani, riguardo ai rischi derivanti dal consumo di carne. Ma è proprio vero che si consuma troppa carne nel Bel paese? Facciamo chiarezza:

I numeri del consumo di carne in Italia

Nel nostro Paese il consumo di carne pro capite ammonta a 37,9 kg all’anno (pari a 90 grammi al giorno). Sono troppi per la salute?

L’incremento a doppia cifra del costo litro latte 2022

Nel corso del 2021 gli allevatori di vacche da latte hanno subito un significativo incremento del prezzo di alcune materie prime, largamente utilizzate nell’alimentazione delle bovine, in particolare mais e soia.  Le cause erano da imputare come riflesso indiretto della pandemia COVID 21. La difficoltà  di approvvigionamento e di movimentazione delle merci ha favorito una prima impennata, ad esempio della farina di mais, da un prezzo medio di 200 euro/t fino a 300 euro/t. Per le stesse motivazioni, anche la soia farina di estrazione è passata da 350 a 450 euro/t di fine 2021.

Si stima che nel complesso e per area omogenea a Grana Padano e/o formaggi industriali, il costo litro latte sia aumentato di circa 3 cent. di euro, passando dai 400 ai 430 euro/t. In questo caso il prezzo riconosciuto all’allevatore ha, più o meno seguito l’incremento dei costi medi, in ogni caso coprendo a malapena il costo di produzione.

Tuttavia, nel corso dei primi mesi del 2022, fino alla data attuale, alle già gravose difficoltà si è aggiunta l’invasione da parte della Federazione Russa nell’Ucraina, che ha scatenato un’immediata impennata dei prezzi dei principali mezzi utilizzati in agricoltura ed allevamento da latte. Tutto ciò ha comportato un incremento complessivo del costo litro latte a doppia cifra.

E’ questa serra gigante robotizzata in Kentucky il futuro dell’agricoltura?

Quando Jonathan Webb è arrivato nell’ex allevamento di bestiame di 500 acri (circa 200 ettari) che ha acquistato nel 2019, era essenzialmente un campo verde vuoto. Ha comprato un camper e l’ha sistemato su una collina con la torre dell’acqua dietro di lui e la foresta nazionale Daniel Boone davanti. Quando nello stesso anno iniziò gli scavi, Webb scherzò con la gente del posto dicendo che stava costruendo una gigantesca torre di comunicazione per gli alieni, aiutando altre forme di vita intelligenti a trovare Morehead, nel Kentucky.

Ma il vero interesse di Webb era salvare il pianeta Terra.

Lo yogurt di produzione agricola al Concorso Nazionale Agri Yogurt

In occasione della recente edizione di FIERAGRICOLA di Verona (29 gennaio-01 febbraio 2020), col patrocinio del MIPAF, in collaborazione con Bevilatte agenzia di servizi per l’agricoltura, Accademia Italiana del Latte, FDstore e con il patrocinio dell’Ordine Dottori Agronomi Dottori Forestali di Brescia, si è svolta la decima edizione del Concorso Nazionale Agri Yogurt Italia, riservato ad Aziende Agricole, Caseifici Sociali e Produttori Artigianali.

Declinati sotto le sue varie tipologie di latte d’origine, al Concorso Agri Yogurt sono stati assaggiati da competenti giudici ben 102 prodotti provenienti da tutta Italia. Tutti yogurt “bianchi” naturali senza aggiunta di sapori, tra i numerosissimi vaccini, c’erano poi quelli da latte di capra, perfino di bufala e, novità di questa decima edizione, yogurt da latte ovino.

Latte italiano? Se lo dice l’etichetta…

Nel mondo del latte c’è grande soddisfazione: finalmente quello italiano è riconoscibile dall’etichetta! Il 19 aprile entra in vigore il nuovo decreto sull’etichettatura d’origine per i prodotti lattiero caseari Decreto 9 dicembre 2016. Sono tre gli elementi che troveremo sulle nuove etichette: origine del latte, Paese di trattamento, Paese di confezionamento. Una svolta epocale per il nostro latte, che traspare, infatti, dalle dichiarazioni trionfalistiche delle Organizzazioni sindacali agricole e da parte dello stesso Ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina. Così la Coldiretti “​Storico via libera della Commissione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseario”; e ancora: “Raddoppia il prezzo del latte italiano dopo il via libera all’etichetta d’origine su latte e formaggi”. Aggiunge il Ministro: “Con oggi ufficializziamo che l’Italia porta in etichetta l’origine del latte e dei suoi derivati. E una tappa storica per il mondo dei produttori e degli allevatori ed è necessario per garantire sempre di più e sempre meglio i nostri allevatori in questo momento molto difficile per la crisi del latte che sta vivendo tutta l’Europa”. Finalmente quindi i consumatori potranno scegliere sugli scaffali dei supermercati i prodotti lattiero caseari in base alla provenienza italiana, mentre gli allevatori potranno godere dal punto di vista economico, della richiesta esclusiva del loro latte da parte dell’industria e della GDO. Ma è proprio così?

I benefici per la salute dell’allevamento a erba GrassFed

I consumatori sono stati indotti a credere che la carne è carne. In altre parole, non importa come un animale viene alimentato, il valore nutrizionale dei suoi prodotti rimane lo stesso. Questo non è vero, infatti la dieta di un animale può avere una profonda influenza sul contenuto nutritivo dei suoi prodotti. Per i prodotti di origine animale la differenza tra la dieta a grano e quella ad erba è notevole. Infatti risulta che i prodotti di animali allevati con dieta ad erba denominati Grassfed, tendono ad avere un tenore in grassi totali di gran lunga inferiore rispetto ai prodotti da animali allevati a grano, Grainfed. Ad esempio, una bistecca di manzo Grassfed ha un contenuto di circa dalla metà a un terzo della quantità di grasso a parità di taglio di carne rispetto ad un manzo Grainfed. In realtà la carne GrassFed possiede circa la stessa quantità di grasso come quella di pollo o di cervi selvatici.[1] Quando la carne è così magra tende ad abbassare i livelli di colesterolo LDL. [2]total fat

Il grasso sviluppa 9 calorie per grammo, rispetto a solo 4 calorie per le proteine e i carboidrati. Pertanto maggiore è il contenuto di grasso, maggiore è la quantità di calorie assunte nell’alimentazione. Secondo questo principio quindi una bistecca di 170 grammi di manzo allevato a erba ha quasi 100 calorie in meno rispetto alla stessa bistecca proveniente da un manzo Grainfed. Considerando un’alimentazione caratterizzata da una quantità media di carne di manzo, il passaggio alla carne Grassfed comporta una riduzione su base annua di 17.733 calorie, senza che questo richieda alcuna forza di volontà o di cambiamento delle abitudini alimentari. Se tutti gli americani mangiassero carne GrassFed, l’epidemia nazionale di obesità si avvierebbe ad una sicura riduzione.

Il formaggio del Mauro: Nostrano Valtrompia DOP

La bresciana Val Trompia, più nota sin dall’antichità per la produzione di armi, l’estrazione del ferro e per l’industria, negli ultimi anni ha saputo realizzare un vero gioiello caseario: il Nostrano Valtrompia DOP. Interprete straordinario di questo formaggio è Mauro Beltrami di Marmentino. Il suo allevamento bovino è rigorosamente di razza Bruna Alpina e lo si trova alla Cascina Fulù, tra i verdeggianti pascoli posti nel fondo della valle delle Fucine, mentre lo spaccio è a Marmentino presso l’abitazione in Largo Parrocchia. Mauro, con l’aiuto della moglie, del padre Pietro e dell’amico Ettore, alleva da quattro generazioni bestiame di razza bruna, alimentato prevalentemente con il foraggio prodotto in azienda e trasforma il latte prodotto in Nostrano Valtrompia, ma anche in formaggelle classiche o aromatizzate con erbe locali o peperoncino, nonchè fresche robiole. In azienda si svolge tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione dei prati con relativa affienagione con essiccatoio, al taglio della legna del bosco, alla cura del bestiame (20 capi), alla sua mungitura (meccanica), alla lavorazione del latte, alla stagionatura dei formaggi (oltre un anno per il Nostrano) e alla vendita diretta dei prodotti presso lo spaccio aziendale e in vari mercati contadini della Provincia.

Latte crudo: una bontà che fa paura

La campagna di disinformazione contro il latte crudo.
Ricordate l’ultima puntata di Anno zero di Santoro, quella in cui si sono messe in luce le scomode verità del latte e dei formaggi industriali ai danni di un modo contadino destinato a sparire. Nessuno ha parlato del latte crudo, eppure pareva che aleggiasse ovunque e potesse spuntare fuori in ogni discorso, come esempio di virtù, di salubrità e di bontà. Il nome latte crudo probabilmente è stato evitato di proposito, proprio perché consci delle potenziali e inevitabili ritorsioni, che nonostante tutto non si sono fatte poi attendere. Dall’Ansa, quella che si vanta essere la principale agenzia di stampa nazionale, dove “affidabilità, completezza e indipendenza sono da sempre e ancora oggi i valori ”, uno si aspetta delle notizie imparziali, oggettive, fino a mai scarne, ma sicure. Ebbene leggete cosa hanno scritto: “Mozzarelle blu: si indaga su latte crudo”. Ora, cosa c’entra il latte crudo con la questione delle mozzarelle che si tingono di blu, questo sembrerebbe un mistero e quelli dell’Ansa dovrebbero avere la bontà di chiarirlo. La campagna 2010 contro il latte crudo coinvolge attivamente anche La Stampa di Torino, che rincara la dose, titolando: “Dopo le mozzarelle il latte crudo”. Si tira in ballo un magistrato, Raffaele Guariniello, il quale, il condizionale è d’obbligo, vista la totale inaffidabilità delle fonti, avrebbe aperto un filone d’indagine sul latte crudo, perché sarebbe stato trovato un batterio nel latte venduto da un singolo distributore in provincia di Torino. Notizia fresca, anzi così fresca, che…è vecchia Continue Reading…

Salute, i dieci cibi top

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sottolinea l’importanza del binomio alimentazione-buona salute e considera da sempre una giusta nutrizione e la salute diritti umani fondamentali.

Una corretta dieta incide non solo sull’invecchiamento e sul rendimento psicofisico di una persona, ma è anche un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie. Gli alimenti che non dovremmo mai scordare di consumare sono ricchi di proprietà benefiche, oltre ad avere il pregio di essere economici.

I limoni contengono 22 composti anti-cancro, tra cui il limonene, un olio naturale che rallenta o addirittura arresta la crescita dei tumori negli animali eglucosidi flavonici, sostanze che bloccano la divisione cellulare nelle cellule tumorali; sono ricchi di vitamina C, utile a neutralizzare i radicali liberi legati all’invecchiamento, e di flavonoidi, che lavorano sinergicamente per sconfiggere le infezioni. Inoltre disintossicano il fegato.